"Domenico Magazù ha uguale senso pittorico ben esercitato
e aderenza alla realtà, alla linearità dei mezzi espressivi.
Sono risultati atti ad indicare la validità di quel ricreare
mondi naturali,ad esprimere la gioia del pittore cuneese e l'estasi, il
meraviglioso che gli trasmette il paesaggio o la figura.
Ascolta le voci misteriose della natura e risponde con le pennellate
dopo aver racchiuso negli occhi uno scorcio di montagna, una distesa
nevosa, le antiche mura della sua città natale, oppure le baite
o un poetico angolo di lago.
Dipinge con l'impegno di un uomo che sa prendere ogni cosa sul serio: gli
accostamenti di colore, la prospettiva, l'atmosfera poetica, la luce.
Consciamente o inconsciamente richiama nomi e ritmi passati, ma di
fronte alla tela immacolata esiste solo lui, il pittore delle cose
del mondo, sempre disposto ad esprimere il meraviglioso paesaggio
piemontese.
La sua pittura non vuole, certamente inquietare ed egli, esplorando
sentieri non battuti, affondando i piedi nella neve o sostando all'ombra
degli alberi o della case montane, esprime tutta la riconoscenza
per quegli artisti che ammira e che, a suo giudizio, gli hanno indicato
la via giusta, lo sviluppo dell'arte a contatto con la natura.
Trasportandosi nella realtà quotidiana egli dipinge permeando
ogni soggetto di un realismo romantico e il pennello, dopo aver ammirato
e osservato, lavora con molta passione ritrovando nelle bellezze
naturali la coscienza del pittore e la fertile liricità evocativa.
(A. Oberti)
"I paesaggi di Domenico Magazù esprimono una ricerca dei
caretteri delle cose in natura. L'autore risolve il tutto in forma
estetica cromatica:le strutture delle case, le stesse leggi dell'equilibrio.Egli
non ha problemi nel porre, le sue rappresentazioni nello spazio,
per esprimere la carica della sua sensibilità architettonica,
del suo sintetismo al quale certamente bisogna sacrificare tutto.
La natura e nel suo caso, le case e gli alberi, possono diventare
oggetto di rappresentazione artistica.E quanto si intuisce il suo
modo di articolare solo allora si entra coscientemente nella sua
opera, piena di un pathos nuovo e autentico, nella
rappresentazione della vita attuale.
Progetti, analisi e soluzioni come realizzazioni emotive che scaturiscono
non solo dall'osservazione ma anche dall'analisi della realtà
nel tempo e nello spazio.
Una realtà che sa donare allo spettatore emozioni intense
e sempre nuove."
(L. Botto)
"Magazù non si è fermato con occhio compiaciuto e
acritico ad una matrice ben definita ed accarezzata, ma ha dato modo
alla sua calda tavolozza di assecondare sia i suoi desideri di evasione
in atmosfere soffuse di liricità, sia l'attento studio dei
momenti di evoluzione del suo linguaggio.
Questo ci consente di parlare di una sua costante consapevolizzazione
tanto del dato naturalistico quanto della vicenda formale. Intuizione
e immediatezza coinvolgono poi il paesaggistico in una serie di
toni. Ed è questo che determina la personalità pittorica
di Magazù."
(A. Dragone)
"La pittura di Domenico Magazù è ritmata da una chiara
visione della realtà, percepita nei suoi risvolti essenziali, ma
rivissuta con la partecipazione interiore prima di fissarsi con slancio
sulla tela.
Visioni di paesaggi animati da un ritmo sostenuto, ma composto,
si dispiegano armoniosamente nel tessuto segnico e cromatico, che
l'artista trae dall' osservazione en plein air,
filtrando nella soggettiva emozionalità."
(S. Perdicaro)
"Una pittura luminosa e accattivante, che attrae a prima vista e che sa
cogliere i soggetti con naturalezza e realismo, fissando sulla tela paesaggi
e scorci caratteristici sempre animati da un soffio vitale e poetico."
(G. Martino)
(dal settimanale " Corriere dell' Arte " del 23 febbraio 2007
di Carlo Gramaglia)
"Ho visto per la prima volta un'opera di Domenico Magazù al
San Domenico di Alba, in occasione del Premio d'Arte 2006. Schivo - come
tutti gli artisti della nostra terra - ho cercato di scoprire a poco a
poco le sue opere; la maggior parte del suo tema è il paesaggio.
Opere figurative, di un realismo moderno, semplificato, dalle pennellate
con il segno immediato; la maggior parte con tematiche delle Langhe albesi
e della Liguria, alcuni ritratti.
Utilizza colori tenui ma fiammeggianti. Osservando le sue opere esposte
nella galleria "Spazio Arte " di Dogliani, insieme con lo scultore
" Nilo " Parodi: ho notato una decisa impronta personalizzata.
La sua verve artistica inizia all'eta' di 12 anni, nel corso di una personale
di Tancki Michelotti, che lo invita ad esporre, con lui, anche cinque
o sei opere. Magazù, ragazzo timido, come tutti alla sua eta',
era amico di questo maestro, perchè gli portava a vedere le sue
tele che cominciava a produrre. Figlio d'arte ( la mamma aveva dipinto
per 45 anni alle Ceramiche Richard Ginori di Mondovì). Domenico
ha sempre vissuto con l'arte.
La ricerca e la personalizzazione rappresentano la forza della sua tavolozza,
singolare per i raggi di sole, gli angoli e gli scorci caratteristici,
opere con una espressione artistica, tale da produrre una visione di un
mondo pieno di risorse.
Dipinge ciò che esiste,confronta la sua arte con gli altri artisti,
frequenta gli studi di Giovanni Saccomano e di Sandro Isaia e altri artisti
dello Studio13 di cui fa parte.
Ho notato qualche angolo folgorato di stile espressionistico, dove apre
squarci isolati nella grande antologia delle sue immagini.
Ma la ricerca è pur sempre realistica, con il suo universo di persone
in movimento, di foglie, rami, vigneti, ampi orizzonti, distanze di casolari,
tetti ecc, dove la vita ha lasciato impronte precise, dove l'uomo ha lasciato
le sue tracce.
A Magazù, non interessa piu la riproduzione fedele della natura,
come firma, ma come colore: cogliere la vibrazione luminosa, riprodurne
i suoi notevoli aspetti.
Questa è l'espressività, l'emozione delle tele di Domenico
Magazù, a volte anche figure femminili stilizzate, nudi. Perche
non dire che Domenico Magazù è un'artista vincente da tenere
d'occhio? Lo dicono le sue tele frutto di studio, di fatica; lo dicono
le sue mostre personali e le collettive organizzate, lo illustrano i suoi
riconoscimenti, la ricerca delle sue opere da parte dei collezionisti."
(Carlo Gramaglia)
Nato a Mondovì, Magazù si è ritrovato, sin da ragazzo, ad avere un particolare interesse per il disegno e la pittura, interesse accresciuto col passare del tempo e che, da subito, lo ha fatto avvicinare al paesaggio con una tavolozza preziosa e dagli efficaci accenti. La frequentazione di amici pittori quali, Pirotti, Mana, Remigante, Libero Nada, e lo studio dei Grandi del passato, ha inoltre fatto sì che lo stesso abbia trovato un’ atmosfera adatta ai suoi sogni artistici: una realtà viva, poetica, duratura. Si sa che, normalmente, l’arte pare non essere alla portata di tutti:è un mito da sfatare perché anche gli operatori, come i fruitori, pagano un prezzo iniziale per ritorvarsi nell’olimpo, e , in questo caso, il bravo Domenico ha pagato più di quanto credesse, però è riuscito ad essere personalmente soddisfatto e a soddisfare i suoi “proseliti”. Ma se, come si poteva leggere in una vecchia brochure di presentazione di una delle tante mostre tenute un po’ovunque dove si sottolineava che “ Tra il delirio delle ricerche, delle percezioni cosmiche, dei messaggi avveniristici della pittura cosiddetta moderna, con un candore disarmante, Magazù ha voluto, vuole e vorrà rimanere indubbiamente un pittore verista” oggi è necessario rivedere questa affermazione. Con lo scorrere del tempo l’artista, che peraltro si poneva già in una condizione più contemporanea rispetto ai suoi modelli “rimestando” la visione con un romanticismo volto a preludere passaggi informali, ha infatti iniziato a porre in atto ricerche particolari suggerite da una sensibilità e da una capacità di reinterpretazione del naturale intrinseca e mai doma. Sono comparsi così i primi scorci e paesaggi trattati su preparazione a sabbia che connotavano in modo più attuale il ductus pittorico. Poi le prime restrizioni del definito e le materiche campiture segnate più dal colore e dalla libera composizione che dal riscontro oggettivo precedente. Infine un totale quanto liberatorio passaggio a quella che si potrebbe definire un’ espressione neo-informale. Sono nati così “Composizione con strappo ad S”, “Sessantaquattro”, “Composizioni” di piccolo formato molto materiche ed i nuovi “Paesaggi Urbani”: derivazione evidente delle basi di partenza ma revisione totale della comunicazione personale. E’ emersa prepotente la pienezza fenomenica di una pittura che possedeva già grande energia e talvolta persino asprezza d’accenti timbrici, ma anche accordi tonali delicati e dolci, tenuti però con sobrietà nella gamma dei bruni e degli azzurri, spessori e intrighi materici tormentati con furia o accarezzati con morbida insistenza, e andamenti veramente mutevoli, con un incedere ora spezzato e convulso, dove si sente la volontà di non cedere ai lenocini del mestiere, ora al contrario rapido, vigoroso e largo: memorie, si potrebbe dire, dell’impeto essenziale che animava certe opere informali, come quelle di Schneider o di Moreni. In realtà, questa “nuova” pittura, che sembra opporre il silenzio della sua evidenza sensibile alle petulanti richieste d’esegesi iconografiche, come se temesse di rimanere intrappolata nella gabbia delle definizioni concettuali precostituite, è prodiga di suggestioni e di suggerimenti che le creano intorno un alone di risonanze emotive e memoriali. Soprattutto non deve sfuggire come la stessa oscillante trama di rimandi e di corrispondenze sia ancorata intorno ad alcuni nuclei figurali profondi, che appena s’intravedono nel groviglio delle pennellate e dei colpi di spatola, ma che una volta individuati si rivelano carichi di un ‘eccezionale forza espressiva. Sono geometrie d’azzurro e di nero, di rosso, grigio o giallo graffiate e distese di scatto sulla superficie del quadro; spruzzi, colature, rimescolii vorticosi e turbolenze. Sono di solito frammento di un mondo colto in certe sue essenziali qualità sensibili che nascono ancora dal desiderio elementare di riproporre la natura in un modo meno esplicitamente dichiarato e anzi quasi dissimulato nella caotica dispersione dei pochi brandelli di realtà cui esso rimane attaccato. È difficile resistere alla tentazione di collocare la pittura di Magazù nel solco di quelle correnti dell’Informale che, proprio in Italia, aveva con più decisione piegato i temi della ricerca esistenziale nella direzione della riscoperta della natura, la natura, appunto che, come scriveva Francesco Arcangeli, sentiamo premere non solo fuori di noi, ma anche dentro, “strato profondo di passione e di sensi, felicità, tormento” limite perciò non remoto e inattingibile, se non attraverso la memoria, come vorrebbe l’idea di una natura ormai esclusa dall’universo delle forme simboliche che imbozzano l’uomo, ma prossimo e urgente, entro il quale si compie interamente la parabola dell’esistenza, della presenza cioè individuale e storica dell’uomo sulla terra. Da queste rapidissime considerazioni dovrebbe risultare abbastanza chiaramente che la pittura di Domenico non costituisce comunque un caso di “rivisitazione” o di “citazione”. Questi modi di porsi di fronte al passato più o meno recente dell’arte condividono il pregiudizio “Modernista” della linearità dello sviluppo, del progresso obbligato di novità in novità, siano pure queste soltanto le novità che si manifestano nel piccolo scarto tra il testo originale e la sua citazione. E come spiegare l’impressione vivacemente provocata dalle immagini dipinte da Magazù se non ricordando anche la lezione “storica” del Futurismo con il proprio dinamismo ed il concetto di una dimensione urbana tutta particolare? Infatti il gesto dell’artista suscita una dimensione spaziale accentuatamente dinamica. Il gesto segna i percorsi di un colore dotato di una vitalità fisica particolarmente evidente, sia nei momenti di gioiosa luminosità, sia in quelli sprofondati nelle opacità della materia. Ma nello stesso tempo esso evoca la presenza di qualcosa che è al di là dello schermo del quadro: in questo senso è, appunto, il risultato dell’accumularsi, nello spazio del supporto, dei segni del dialogo dell’artista con il mondo. Un dialogo che continua in parallelo anche con la riproposizione dello stile dal quale è partito.
(G. Barberis)
www.pmnet.it
www.exibart.com
www.korazym.org/news1.asp?Id=22720
www.casertanews.it/public/articoli/art_20061202055635.htm
www.club.it/concorsi/risultati/altriconcorsi/ris.giovannipaolo.html
www.maggiolinolangheroero.it
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